Sono sempre più convinto che, se la Valpolicella si racconta dall’alto, viene capita molto meglio! Google Earth aiuta…
13/08/2013
Sono sempre più convinto che, se la Valpolicella si racconta dall’alto, viene capita molto meglio! Google Earth aiuta…
Ricordo che le prime degustazioni di Amarone che ho seguito erano basate completamente sulla spiegazione dell’azienda, della sua storia, il sistema di vinificazione, le caratteristiche sensoriali e poco più. Ma mi mancava sempre qualcosa di importante…Si dava sempre poco spazio alla localizzazione dei vigneti, alla composizione dei suoli, al valore del “climat” alla borgognona. Ricordo anche che, più di una volta, ho sentito banalizzare il concetto di “terroir”. Anzi alcuni lo definivano un sistema di comunicazione per mascherare i difetti del vino in Francia! Si diceva: “I francesi sanno vendere bene il loro territorio e si sono inventati il terroir…”. Chi non ha sentito tali affermazioni?
Si dava molto spazio alle caratterizzazioni sensoriali organolettiche anche con degli eccessi linguistici…tra tutti ricordo “la sensazione di sangue” e “il vello di animale bagnato di sudore…”. Semplicemente disgustosi! Le degustazioni raccontavano di una Valpolicella Classica generica e di una zona allargata. Difficilmente si conoscevano i posizionamenti delle vigne. Ancor più difficilmente si apprezzavano il valore compositivo dei terreni e il loro valore espressivo nei vini. Faceva molta impressione la tecnica, la vinificazione, l’appassimento (quasi sempre sulle arele…quando ormai non c’erano più!), l’affinamento (barrique era meglio di botte!).
Altri tempi…ma solo pochi anni fa!
L’avvento delle zonazioni ha cambiato il principio comunicativo nel vino. Il Veneto in questo senso ha fatto molto negli ultimi anni. Ha cercato di dare valore al territorio proponendo studi dei suoli approfonditi. Un aiuto concreto anche ai produttori a selezionare nuovi insediamenti, nuovi impianti, nuovi vitigni più adatti ad orientare la qualità del prodotto. Terroir da termine snobbato e quasi quasi negativizzato, diventa di uso comune e lo si sente affermare anche da alcuni produttori..anche se a denti stretti. Con il tempo poi è diventato non solo di uso comune ma addirittura elemento comunicativo “modaiolo” che ha alimentato l’immagine in positivo di un’azienda.
Ricordo situazioni imbarazzanti, dove si affermava il concetto di terroir anche nel nostro Veneto e i produttori facevano di tutto per trovare sinonimi a quel termine francese ma alla fine cadevano nel “peccato” di dirlo…Oggi non esiste più quel tabù e forse addirittura si eccede in una sorta di svalutazione del termine. Proprio quest’anno ho vissuto a Vinitaly lo sdoganamento definitivo di “terroir” in Valpolicella con l’evento organizzato dalla Cantina di Negrar per presentare i 5 Amaroni delle 5 vallate della zona Classica che come ospite d’onore ha invitato Didier Chevillon da Gevrey – Chambertin, cuore della Borgogna, cuore del concetto di climat e terroir.
Dopo l’allargamento della Valpolicella nel 1968 alle aree più orientali, fino quasi al confine con le terre vicentine, parlare di terroir per questa denominazione è diventato fondamentale!
Nei confronti dell’Amarone poi ancora resiste una comunicazione che tende ad omologare il prodotto. Eppure ciò non può essere! E’ vero che nel recente passato più che pensare al territorio d’origine si è pensato solamente al gusto del consumatore e agli orientamenti delle guide. Ma oggi qualcosa di importante sta avvenendo in Valpolicella. Sempre di più il territorio emerge, riconoscibile, vero e talvolta inequivocabile.
Sono soprattutto le piccole e medie realtà nate negli ultimi anni che stanno interpretando con grande serietà e rigore il valore dei suoli, il loro terroir. Soprattutto se condotte da nuove generazioni di vignaioli intraprendenti e orgogliosi si essere Valpolicella.
Ecco perché oggi quando si parla di Amarone vale sempre più la pena comunicare “essenzialità”. Si deve diventare osservatori dell’ambiente che circonda l’uva. L’uva diviene sempre più frutto di un habitat equilibrato e ricercato. Gli Amaroni che raccontano il proprio territorio sono quelli più preziosi.
E’ quanto ho cercato di presentare a Tarvisio in occasione di Ein Prosit. L’ultima degustazione della manifestazione è stata proprio riservata ad un viaggio enologico attraverso la Valpolicella degli Amaroni. Insieme ad Aurora Endrici ho potuto dimostrare il grande valore dei territori. Soprattutto dimostrare come diventino dei marcatori infallibili nel bicchieri. Ogni volta che racconto la Valpolicella degli Amaroni in questo modo vedo che i presenti, appassionati, professionisti e comunicatori, cambiano il loro approccio nei confronti di questo grande prodotto.
…della fredda valletta che accompagna lo scorrere del piccolo torrente Lena, che ad un tratto, taglia in due il vigneto della famiglia Bonomo e il piccolo borgo chiamato Lena di Mezzo da cui il nome della Valpolicella di Monte del Frà. E quella valle, quel territorio, quei suoli calcarei definiscono in maniera determinanate la freschezza e la croccantezza di un frutto ancora acerbo e di un tannino netto ideali per lunghi affinamenti.
…di una lingua di togo vulcanico sceso dal piccolo Monte Castel sopra Marano di Valpolicella che condiziona il rimescolamento di terreni calacarei e di argille ricche di ferro. E dei vini di Terre di Leone che, sfruttando queste condizioni geologiche strutturali, accentua la fase di appassimento per dare più valore alle gentilezze olfattive e quasi dolci della ciliegia croccante tipica maranese.
…di uno sposalizio enologico tra le terre calcaree della zona classica e quelle più ciottolose e marnose della zona di Illasi. Della ricerca dunque di eleganza e raffinatezza dei profumi tipici della ciliegia e della spezia nera abbinati alla potenza dei suoli più freschi della zona orientale. Una scelta che premia Zymè e Celestino Gaspari in questa sostanziale amalgama di territorio.
…di una piccola valle che scende dai Monti Lessini centrali ricca di calcare misto ad argille profonde, dove alla strutturalità dei vini si combina la freschezza e l’essenzialità di un tannino elegante e netto. Stefano Campedelli con l’azienda Marion ha cercato in tutti i modi di dare risalto alle qualità del suo territorio e Marcellise è un nuovo cru ideale per amaroni freschi, sapidi e longevi. Austeri e potenti!
…di un piccolo vulcano che anticipa le dorsali gessose dei Monti Garbi della Valle di Mezzane. Un suolo nero, basaltico. Un’anomalia geologica in un territorio completamente calcareo e marnoso! Qui l’Amarone di Roccolo Grassi è marcato dall’opulenza e rotondità,dalla ricchezza di profumi e dalla mineralità. Dalla freschezza di una valle a ridosso dei Monti Lessini e allo stesso tempo il calore delle prime discese verso la pianura.
…di un vigneto eroico dove Flavio Prà cerca la performance di grandi suoli di marna gialla. Con la sua azienda I Campi ha cercato la nettezza dei suoli. Il suo Amarone Campo Marna 500 proviene da una quota di circa 500 – 550 metri. In esso c’è la potenza e la ampiezza di un corredo aromatico olfattivo penetranti. Amarone emozionante di spessore, minerale, denso e allo stesso tempo adatto ad un lunghissimo affinamento.
Ecco perché la Valpolicella degli Amaroni è speciale! Perché emoziona in maniera diversa e conquista lontano dall’omologazione. Ecco perché vale la pena guardarla dall’alto!