Il futuro dell’ Italia ha un cuore autentico : l’ antica e genuina tradizione enologica .
La più antica cantina d’Abruzzo, una delle più storiche d’Europa! Era il 1650….ed oggi è punto d’orgoglio per la regione e per l’Italia . Siamo a Loreto Aprutino, piccolo borgo medievale , influenzato dai caldi venti dell’entroterra Africano, dai monti della Maiella e del Gran Sasso, dalle brezze marine, dal caldo e secco Garbino, dall’aria gelida dei Balcani e dalle correnti Siberiane.
Su queste colline pescaresi, dolci e morbide, segnate da una ritmica climatica molto interessante, ad un’altezza di 300 metri , equamente distanti dal mare e dalla montagna, la storia dei Valentini iniziò con il grano, l’ulivo e l’ allevamento ( da anni abbandonato)e solo più tardi con la vite. Famiglia colta, già l’antenato Antonio Valentini fu nominato Visconte e Governatore di Loreto nel 1625 e, per motivi politici, negli anni, l’azienda fu spesso fatta gestire da esterni, pur rimanendo di proprietà. Nel 1868 Camillo Valentini fu premiato all’esposizione agraria regionale abruzzese per l’aceto e nel 1899, a Nizza, un diploma per l’olio d’ oliva. Arrivò il turno di Edoardo…Una laurea in legge non riuscì a bloccare il suo amore per gli spazi aperti e così, la sfida con un vitigno poco blasonato, il trebbiano d’ Abruzzo, iniziò grazie a Leonardo Palladini, suocero generoso, che gli trasmise particolari tecniche per vinificarlo. Nel tempo, sacrifici, duro lavoro e professionalità, trascinarono dapprima Edoardo nel gotha dell’ enologia mondiale e da anni Francesco Paolo …. Lo scopo è valorizzare ciò che si ha! Le prime tracce certe del Trebbiano d’Abruzzo risalgono al 1500, si pensa addirittura all’epoca romana , pertanto venne riconosciuto come autoctono , regolarmente iscritto al “Registro Nazionale delle varietà della vite” il 24/11/1994 e chiaramente da non confondere con Bombino bianco o Empibotte o altri Trebbiano.
Sicuramente dibattuto , il vino dei Valentini è un bianco aristocratico, di incisiva personalità e di indiscussa longevità, tale da spingere gli interessati del settore a cercare di carpirne i segreti; eppure nasce su un terreno come tanti altri , siliceo-calcareo, con varie esposizioni…la forza dalla natura, la finezza in cantina per un perfetto equilibrio nel tempo.
Non ho la presunzione di aver compreso i maestri fino in fondo, solo per aver degustato 6 annate attraverso la preziosa guida di Alessandro Bocchetti , esperto d’Abruzzo , e con una telefonata al Signor Francesco Paolo, ma di certo posso dire di aver capito che la tradizione si costruisce giorno dopo giorno, è frutto di esperienze e , probabilmente, anche di errori. Ho vissuto ed ascoltato i Signori Valentini attraverso i loro TREBBIANO D’ABRUZZO in verticale , che ho trovato in forma smagliante ! Già l’Antico Testamento parlava dei piacevoli effetti e del potere della bevanda ottenuta dall’uva fermentata , ma trasformare la vinificazione in un’arte ,non è da tutti, non è per tutti.
Arrivata a casa ho “cercato”, tra presente e passato, i signori Valentini Edoardo e Francesco Paolo e la cantina … Sorprendente! Non un vero sito e nessun marketing, una rarissima pubblicità sempre fatta o richiesta da altri …Bellissimo! Non si sono venduti bene, ma hanno saputo fare un vino che si è venduto da solo e che oggi è richiesto e cercato. Di questi tempi, dove tutti sono grandi e si definiscono imprenditori, loro trovano la loro identità come umili artigiani , agricoltori …eppure Edoardo è uno dei padri della viticoltura e Francesco Paolo degno erede ed attuale interprete.
Da qui ho capito… La cura ed il rapporto diretto con il cliente, così come con la vigna, un metodo ancestrale, il gestire la natura ed i suoi tempi, assecondata e rispettata, hanno dato loro un ruolo e l’onestà del loro vino li ha resi un esempio.
Si parla spesso di Brett nei Valentini …Possibile…Personalmente, nelle annate che descriverò, le “puzze” non le ho sentite. Certo, ho dato al vino il tempo di equilibrarsi dopo tanti anni trascorsi presumibilmente in orizzontale in cantina. Ma quando un vino non ha odoracci e risulta piacevole perché tutto è in equilibrio, dando forti e raffinate sensazioni, è degno di buona fama e a conferma di ciò, esaltiamo Château De Beaucastel, Château Margaux, certi Syrah , alcuni Borgogna …sarà mica che solo straniero è buono?! Del resto, accettiamo un rispettoso Brett quando siamo affascinati dall’ antica bottaia, con un microclima particolare necessario a mantenere il vino nel tempo, oppure da vecchie botti in quercia, addirittura della fine del 1700. Questo, insieme alla carbonica da una malolattica fatta in bottiglia, ai tappi da invecchiamento selezionati 1 ogni 5 (non paraffinati, non giovani, non stuccati che permettono al vino di respirare) e a molto altro, fa dei Trebbiano Valentini ciò che sono.
Ma come nascono questi Trebbiano d’Abruzzo ?
Francesco Paolo oggi, come un tempo suo padre, ci racconta di un artigiano(titolare, enologo ed agricoltore), che non fa biologico o biodinamico, ma semplicemente di un uomo che usa le tecniche tradizionali : rame , zolfo, non diserba; una pergola, indispensabile per proteggere il vigneto dal sole cocente. In cantina nessun controllo della temperatura, fermentazione spontanea, niente lieviti estranei , niente mosti concentrati , stabilizza i vini con decantazione naturale , non filtra per non alterare il vino ed aspetta per imbottigliare solo quando crede lui. E poi … L’amico Piero Garbellotto, titolare insieme ai fratelli della storica azienda di botti leader di mercato, è orgoglioso ed emozionato nel raccontarmi di botti grandi per 7000 litri di nettare, poco invasive, ordinate con largo anticipo, anche uno/due anni prima, per avere legni specialissimi e decisamente stagionati, e di come sia necessario doverle assemblare direttamente sul posto , a causa della storicità della cantina. Ebbene, tutto questo, per proteggere il vino dal caldo, perché con una barrique non si potrebbe fare.
“L’ annata fa il vino, non il cantiniere, come Maieutica Socratica insegna” e se le premesse non ci sono , quel vino si vende sfuso…
1978 : impressionano i sentori UNICI! Trama viva ed elegante. Una freschezza giovane ed invitante per la sua età, sicuramente aiutata dall’ anno in vite . Subito il tostato, la nota di susina e la crosta di pane , ma in bocca … fresco , bella acidità, buona sapidità, la vaniglia ed un netto finale di miele d’ acacia che torna e ritorna lunghissimo…
Ancora un vino del padre Edoardo, che forse segnò il destino di Francesco Paolo ma, dal 1981, lo amore per la vigna e la cantina creano la complicità tra padre e figlio.
1983 : profondo e persistente. Una pienezza sale al naso …ci parla di un vino prodotto in una stagione calda. Dai profumi ti sembra uno Champagne …crosta di pane, miele ,frutti gialli . Gran nocciola tostata in bocca, salino e pizzico di cannella. Opulento e dalla spiccata acidità ,fresco, sapido e vivo.
1992 : setoso ed elegante . Subito sembra più alcolico; il tostato è meno impattante per sposarsi perfettamente con frutti e fiori di camomilla. In bocca l’agrume , ed il ricordo delle caramelle d’orzo, ma prevale il rosmarino. Un’ acidità vibrante ed una giusta sapidità lo rendono armonico e di lunga persistenza. Si può permettere ancora tanta bottiglia…La prediletta di Francesco Paolo.
Arriva il 2006, la scomparsa del grande Edoardo e la prima annata…
La continuità d’intenti e di obiettivi portano Francesco Paolo a proseguire senza più relazionarsi e confrontarsi con il padre/collega, ma continuando a fare ciò che giorno dopo giorno avevano creato, lo stesso vino! “ I cambiamenti ci sono sempre stati, l’ unico sconvolgimento può essere dettato dal clima.”
2007 : Annata caldissima e difficile, luglio ed agosto con 45°…Grado alcolico altissimo per gli zuccheri concentrati, ma maturazione fenolica arretrata e conseguente acidità elevata. Ha necessitato di più tempo per evolversi e maturare ed ha fatto la sua comparsa dopo il 2008 ed il 2009, ma abbiamo degustato un vino strepitoso!!!! Lo spettro olfattivo è ampio: polvere da sparo , la crosta di pane , marino e sapido, fruttato, immancabile il tostato ….Tanta struttura , ma ben bilanciata dall’acidità. Il sorso è pieno: tornano il minerale, il tostato ed il frutto della passione. Molto strano … Il primo dei 50 Migliori Vini d’ Italia, a detta dell’artigiano, non ha la tipicità del trebbiano.
2008 : l’anno peggiore in Abruzzo; inverno molto freddo ,estate piovosa ed ben 8 grandinate. E’ stato imbottigliato prima del 2007. Difficile … Ho notato comunque la frutta matura dolce , il rosmarino, le erbe di campo e in bocca , salino , mandorla amara, alcol ed acidità bilanciati, cremoso ma non grasso . Mostra già forza e carattere sostenuti dalla giusta acidità , ma vuole essere aspettato, desideroso di lunga vita, pronto ad esprimere ancora.
2011 : subito mi è preso un colpo! Fortissima mineralità che pervade il naso, carbonica residua … Poi si è rivelato . Pura semplicità! Facile e piacevole , perché il trebbiano è anche questo. Un tostato fine, in fase evolutiva ed un vino più erbaceo, fiorito e fruttato, dove torna il sentore minerale ammorbidito. Un vino capace di evoluzione, ma anche, volendo, già pronto a dare grandi soddisfazioni.