Giocando con i Pas Dosè nelle cantine Menegotti

Giocando con i Pas Dosè nelle cantine Menegotti

Cosa può succedere in una fresca mattina d'autunno, con 12 bollicine in gara e un pubblico d'eccezione nelle cantine Menegotti di Custoza?

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19/10/2016

Una fresca mattina di autunno, una location moderna ed elegante, diversi amanti del vino e 12 spumanti non dosati di tutta Italia da assaggiare rigorosamente alla cieca: ci sono tutte le componenti per passare qualche ora davvero piacevole.

Ci troviamo presso le Cantine Menegotti a Villafranca di Verona. Gli organizzatori di questo divertente e interessante gioco sono Andrea ed Antonio Menegotti, due fratelli che oggi conducono l’azienda fondata dal nonno negli anni Settanta. 30 ettari di vigneto nell’entroterra morenico in cui l’azienda coltiva varietà tipiche del Garda per produrre Custoza, Bardolino e Lugana, ma anche una gamma di spumanti di tutto rispetto.

L’ultimo arrivato nella famiglia Menegotti, il Pas Dosé 2008, ha dato lo spunto ad Andrea e Antonio per presentarlo a giornalisti, operatori e appassionati in un modo originale: affiancando il proprio spumante da altri pas dosé e pas operé provenienti da tutto il territorio italiano. Gli ospiti dovranno assaggiare 3 batterie da 4 vini ciascuno e, per ogni batteria, dovranno eleggere democraticamente il vino migliore.

A guidare il gioco ci sono tre degustatori d’eccezione: Giampaolo Giacobbo, Nicola Bonera e Costantino Antonio Gabardi.

La gara entra nel vivo e ci viene servita la prima batteria.

Il primo campione è nitido nella sua veste giallo paglierino, e sottile, con ricordi quasi vegetali ed un accenno floreale di camomilla sul finale. Anche in bocca è delicato, ma allo stesso tempo diretto, e lascia una piacevole scia sapida. Mi fa pensare ad una ballerina che danza leggiadra sulle punte….in cima ad una montagna. E infatti il vino si rivela essere ilBrut Nature di Opera Val di Cembra, millesimo 2009 (100% chardonnay, 40 mesi sui lieviti). Con l’altitudine ci avevo preso: le viti vengono coltivate a circa 600 metri di altezza.

Ci versano il secondo vino: ha una bella spuma e luminosi riflessi d’oro. I profumi che sento mi fanno pensare ad un cesto di frutta gialla adagiata su un letto di paglia e fieno, e cosparsa di una sottile spolverata di chiodi di garofano, anice stellato e cannella. Al palato ha una struttura di tutto rispetto, unita ad una un’acidità rinfrescante in cui le piccolissime bolle scoppiettano in una briosa sapidità. Una beva davvero piacevole, resa ancor più elegante da un finale di nocciola tostata. Alla fine del gioco lo scoprirò essere un Monsupello Brut Nature s.a. (90% pinot nero, 10% chardonnay, 56 mesi sui lieviti). Che dire, il pinot nero esercita su di me un’attrazione fatale!

Il terzo campione che ci viene servito mi colpisce per la sua bella nuance dorata. All’olfatto sprigiona profumi dolci di miele di castagno e polpa di albicocca, insieme ad una nota speziata di pepe bianco. Il palato è equilibrato, ma chiude austeramente nella lunga persistenza sapida, accompagnata da un sentore amarognolo, che di nuovo riporta la memoria al castagno. E’ un vino dalla forte personalità. Mi fa pensare a un autoritratto di Van Gogh, espressione ombrosa e pennellata decisa. E’ un Bellavista Pas Operè del 2009 (65% chardonnay, 35% pinot nero, 72 mesi sui lieviti).

Il quarto campione è quello più ostico. Il colore intenso rivela al naso un sentore polveroso di ossidazione, uniti ad una nota eterea. Non so se sia la nostra bottiglia, o se il vino è proprio fatto così. Mi accerterò. La chiusura di bocca è amara. Bevuto così è uno spumante per nerd enostrippati, e forse non rientro in questa categoria. Si tratta del Brut Nature di Stocker, millesimo 2011 (Sauvignon, Chardonnay e Pinot Bianco divisi equamente, 36 mesi sui lieviti).

In questa prima batteria emerge il Monsupello Brut Nature.

Ma passiamo alla seconda batteria, alla cieca, ca va sans dire.

Il primo spumante di questa batteria ha un aspetto vibrante: i riflessi dorati illuminano un giallo paglierino carico. Al naso offre inizialmente un bouquet di fiori bianchi e rosa freschi e rametti di ribes. Il palato è molto pulito, fresco, sapido, accattivante. E’ un vino dinamico che evolve a contatto con l’ossigeno e vira gradualmente verso tonalità più scure, che ricordano la violetta e il mirtillo. C’è anche accenno di pepe rosa e liquirizia in polvere. E’ un po’ come una conversazione con un caro amico: all’inizio si ride e si scherza, ma poi si affrontano argomenti più profondi. Alla fine si rivela essere il vino di casa, Menegotti 2008 Pas Dosè (Corvina 100%, 60 mesi sui lieviti)

Il secondo campione della batteria è di un bel paglierino intenso. L’olfatto è caldo, ricorda l’estate, la polpa di pesca e di albicocca e il profumo dell’erba che si secca al sole. Il palato è rispondente e succoso. Il finale di frutta secca tostata è delicato e piacevole. Contro ogni aspettativa è un vino delle Dolomiti: si tratta di Augusto Primo Brut Nature di Mattia Filippi, annata 2011 (100% chardonnay, 40 mesi sui lieviti).

Il terzo spumante di questa batteria è semplice, ma non per questo meno piacevole. Sentori di freschi e briosi di fiori e frutta a polpa bianca, in cui spicca la pera kaiser. Il palato è rispondente, gustoso, molto bevibile. E’ l’amico simpatico che puoi portare dappertutto, perché sta bene con tutti. E’ il Dosage Zero di Ca’ del Bosco, 2011 (chardonnay, pinot bianco e pinot nero, 36 mesi sui lieviti)

Infine il quarto campione. Me lo versano e subito rimango colpita dallo scintillio del colore oro, sembra un gioiello. Un profumo seducente, in cui la polpa di frutta gialla e agrume, si integrano benissimo con sentori caldi e resinosi. Qualcuno durante la degustazione lo ha definito “monolitico” e il termine è piuttosto calzante. Ma io lo definirei come una personalità carismatica che quando entra in una stanza non puoi fare a meno di seguire con lo sguardo. Si rivelerà come ilPas Dosé di Haderburg, millesimo 2010 (85% chardonnay, 15% pinot nero, 36 mesi sui lieviti)

In questa batteria il ballottaggio è tra il primo ed il quarto campione. Alla fine la spunta la corvina in purezza, premiata per il dinamismo che ha dimostrato nel bicchiere.

Infine la terza batteria.

Se non avessi saputo che gli spumanti serviti erano tutti italiani, avrei scambiato questo primo campione per uno champagne. Naso super minerale, poi floreale e infine tostato. Insomma, da manuale. Ma invece di provenire dal nord della Francia, trova origine nel sud dell’Italia: si tratta del Pas Dosè s.a. D’Araprì (Bombino e Pinot Nero, 30 mesi sui lieviti).

Il secondo spumante è terso alla vista e fresco al naso, in una macedonia croccante di frutta a polpa bianca, giuggiole e petali di biancospino. Al palato è molto succoso, con una bollicina molto sottile e vellutata. Rimane coerente fino alla fine, nel suo finale verticale, fresco e sapido. E’ un vestito da sera di seta, essenziale, elegante, senza orpelli. E’ il Franciacorta  EretiQ di

Quadra, 2011 (Pinot Bianco e Pinot Nero in egual misura, 38 mesi sui lieviti)

Procediamo con il penultimo campione in degustazione. L’olfatto gioca su sentori speziati, con un accenno di zafferano ed eucalipto. Il palato è rispondente, ma sembra un po’ bloccato sulle sensazioni iniziali. E’ una Principessa un po’ imbrigliata, che deve trovare la strada per uscire dal labirinto. Principessa è il Pas Dosé 2011 prodotto da Luretta, sui colli piacentini (Chardonnay in purezza, 18 mesi sui lieviti).

Infine l’ultimo spumante in gioco. Dalla veste giallo paglierino brillante emergono sentori di frutta bianca matura insieme a note più secche di foglia di tabacco e paglia, su un sottofondo fragrante di crosta di pane. Scopriamo alla fine del gioco che si tratta del Dosage Zero di Contadi Castaldi. Il millesimo è il 2005, forse per questo il vino aveva perso un po’ di smalto (Chardonnay 50% e Pinot Nero 50%, 36 mesi sui lieviti).

In quest’ultima batteria guadagna la finale EretiQ di Quadra.

E’ stata davvero una bella gara, divertente e stimolante, ben organizzata da persone che non hanno paura di andare fuori dagli schemi. L’ultimo assaggio alla cieca dei tre vini finalisti elegge vincitore il Monsupello Pas Dosé. Onore ai padroni di casa, Andrea e Antonio Menegotti, che si sono messi in gioco con il giusto spirito, permettendoci di giocare a nostra volta con l’eccellenza della produzione spumantistica italiana.