Pensare all'Austria come terra di vino sembrava più difficile, prima di questa bellissima serata con Willi Klinger e Helmut Knall
06/02/2018
Dimenticatevi l’Austria seriosa e talvolta noiosa fatta di stereotipi e deja vu. Quella di Willi Klinger è stata una straordinaria performance degna di un caliente latino. E’ emersa un’altra Austria, dal viaggio percorso dal Direttore dell’Ufficio Marketing del Vino Austriaco. La massima autorità enologica, in campo promozionale in Austria. Un uomo delle istituzioni che meno istituzionalizzato di così non si può. Una storia, la sua, che parte da una delle migliori cantine sociali al mondo, con sede in Austria, Domaine Wachau, per poi consolidare sapienza e abilità commerciale con Gaja, come commerciale estero. Oggi la sua vita è dedicata alla presentazione e divulgazione della buona novella del vino austriaco nel mondo. Uno sforzo che sta portando buonissimi frutti, sostenuto anche da dati confortanti, con un valore di 148 milioni di euro di fatturato estero.
La vera rivoluzione austriaca nel mondo del vino, avviene nel 1985, anno infausto per il vino europeo, coperto dagli scandali di edulcorazione e truffa come il metanolo in Italia. In Austria, segna la vera linea di demarcazione tra il vecchio e il nuovo mondo enologico d’oltralpe. Si è fatto molto a livello di innovazione agraria e, soprattutto, a livello legislativo per una garanzia di qualità e di identità territoriale. Il Gruner Veltliner rappresenta oggi il 30% dei vitigni bianchi austriaci. L’Austria rimane una nazione “bianchista”, per i 2/3 produttrice di vino bianco e per 1/3 di vino rosso. La Stiria è il cuore della produzione del Sauvignon Blanc, l’antico letto del Danubio, invece, rappresenta, dalla regione della Wachau alla regione di Vienna, il territorio vocato per il Gruner Veltliner.
L’Agricoltura austriaca è, oggi, per il 20% certificata Biologica e il vino Bio è cresciuto molto, dal 3 al 13%. 679 aziende sono Biologiche certificate. Il vigneto è cambiato moltissimo e si è passati dalle super rese della “preistoria” del vino austriaco pre 1985 a una resa media di 67,5 hl/ha. C’è grande fermento tra i giovani e una predisposizione, da parte di alcuni, verso una viticoltura ed enologia, essenziali e borderline, rispetto ai canoni qualitativi convenzionali. Vini torbidi e aranciati stanno facendo capolino anche nelle cantine di alcuni crazy producers, come ha sottolineato Willi Klinger stesso.
La serata, ha visto la partecipazione e la conduzione della degustazione da parte di Helmut Knall, giornalista enogastronomico di valore internazionale, che si prodiga da anni per la divulgazione dei vini e dei prodotti della sua patria, l’Austria. Klinger ha lasciato al suo amico giornalista la sentenza e, soprattutto, la scelta dei vini che, a parer suo, testimoniano meglio la produzione austriaca. E devo dire che il percorso impostato da Helmut Knall è stato, in un certo senso, definitivo.
Una serata intera dedicata al Gruner Veltliner, non a tutto il vino austriaco. Certamente al vitigno più rappresentativo. Un viaggio dentro le vigne e le cantine della nuova Austria enologica. Una sorpresa che ha impressionato i numerosissimi partecipanti sommelliers dell’Associazione Italiana Sommellier di Verona, guidati sapientemente dal Delegato Paolo Bortolazzi e, coadiuvati, nell’organizzazione, dall’implacabile Franca Bertani.
15 vini in rassegna, uno solo dolce. Ecco, anche qui, una degustazione alternativa. Infatti tutte quelle a cui ho partecipato, sui vini austriaci, tendevano a far riferimento sempre agli Eiswein. Ma sono solo una minima parte della qualità espressa dai territori asburgici.
Con Helmut Knall si è imparato a cogliere le sfumature minerali di vini sostanziali e verticali nei profumi. Si è capito come distinguere il löess dal calcare e dai sassi. Un territorio, quello austriaco, dove la vigna cresce lungo alvei antichi di fiumi che un tempo coprivano ampi spazi e oggi invece si sono drasticamente ritirati. Ed ecco l’opera erosiva delle acque fluviali del Danubio che lasciano residui profondi di queste sabbie silicee, il löess appunto, che donano ai vini rotondità e piacevolezza agrumata. Un valore di glicerolo che sostiene e avvolge il palato in una lunga e avvincente torsione del vino, elegante e carezzevole al palato. Ne sono esempi alcuni vini come ad esempio il Grüner Veltliner Sand 2016 della cantina Zöhrer, oppure, ancora più accentuato il Grüner Veltliner Ried Brunntal “Wargramer selektion” 2016, della cantina Urbanihof, floreale, fruttato, delicato, morbido, avvolgente, dotato di un’ottima freschezza minerale.
Una regione su tutte sembra offrire il substrato più intrigante per questo vitigno bianco. E’ la Wachau, dove le ghiaie, miste alle sabbie e al löess di riporto offrono substrati straordinari per vini di pregio. Il cru Smaragd, in modo particolare, contrassegna in maniera inequivocabile la vera qualità del Veltliner. Sembra il binomio perfetto per assaporare la vertigo qualitativa. Domaine Wachau, ci mette poi del suo per arrivare a offrire un vino emozionante che toglie il fiato da tanto che rimane persistente, con tutta la sua piacevolezza e rotondità. Un prodotto che non dovrebbe mancare in qualsiasi cantina, con la “C” maiuscola.
In alcuni casi, come nel vino proveniente sempre dalla regione della Wachau e dal suo cru Smaragd, si rimane colpiti dalle sensazioni grafitiche che si arrotondano tra le balze superficiali del bicchiere, tra vino e aria. Sensazioni di pietra focaia che ricordano alcuni grandi Terlaner della Cantina di Terlano. Lo si percepisce soprattutto nell’opera d’arte di Rudi Pichler (Grüner Veltliner Ried Wösendorfer Kollmüz 2016) e, in modo particolare, Leo & Leo Alzinger, padre e figlio. Loro mirano alla terra con il Grüner Veltliner Ried Liebenberg 2016. Angerer Kurt, invece, con il suo Grüner Veltliner Ried Kiesling “Eichenstaude” 2016 mira soprattutto all’uva e alla sua performance in fase di macerazione e struttura finale del vino.
Helmut Knall ha cercato di portare anche alcuni campioni che hanno messo in evidenza come, anche oltralpe, l’enologia naturale, abbia un suo filone di vignaioli, soprattutto giovani coraggiosi e senza scrupoli, forti delle loro idee e convinti di essere apostoli della natura più intransigente. I vini? Dividono su tutto…dal colore, la torbidità, i profumi, gli aromi e l’impronta selvaggia, nel senso di incontrollata. Beh, venghino venghino…c’è posto per tutti! E il mondo del vino deve rimanere sempre comprensivo, mai esclusivo.
Solo alla fine dei 15 campioni, il vino che, probabilmente, riteniamo il più “austriaco”. L’Eiswein Nierderösterreich 2014 della cantina Weinrieder. In effetti un “miracolo” che ammutolisce per la sua piacevolezza e l’intensità aromatica che svolge durante tutta la degustazione.
Ma l’Austria è ben altro che Eiswein. E è ora che tutti noi esperti e appassionati apriamo le nostre papille al piccolo paese teutonico. Insomma dimentichiamoci di scarponi e pantaloni n pelle, campanoni di vacche al pascolo e berretti rossi col pon pon di sciatori incalliti. Il Rinascimento del vino ha il sapore freddo del nord e il calore umano di donne e uomini che hanno ascoltato umilmente la terra e hanno deciso di dedicarle la vita. Con buona pace di Willi Klinger e del suo entusiasmo!
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