Acino Parlante
12/11/2009
Quando Aurora Endrici mi ha invitato alla presentazione in verticale delle ultime 3 annate di Gran Masetto di Endrizzi mi sono detto…rieccolo! Un altro vino da uve appassite! La volontà di imitazione dell’Amarone e del Ripasso in una denominazione dove non centra nulla! Non ero quindi molto convinto dell’iniziativa portata avanti dalla famiglia Endrici di San Michele all’Adige.
Il mercato oggi chiede sempre più prodotti di facile approccio e sostanzialmente interpretativi di un territorio, della sua storia, delle tradizioni enologiche. Soprattutto stanno piano piano scomparendo i “vinoni”, ossia quei prodotti che io chiamo “al cucchiaio” dove le concentrazioni e le potenze strutturali sono sostanziali. Vale molto di più l’audacia della semplicità che lo stupore di effetti speciali.
Conoscevo da anni l’azienda della famiglia Endrici e ho sempre ammirato il loro Masetto Nero, precursore di questo nuovo prodotto da uve Teroldego in parziale appassimento.
Gran Masetto è il nome infatti dell’evoluzione appassita di quel Masetto storico che campeggia ancora nelle foto di inizio novecento che raccontano di una cantina, la più vecchia del trentino, a far da ponte tra Austria e Italia. Gran Masetto è Teroldego al 100%. Quello della piana rotaliana, un’ampia pianura vitata che chiude la provincia di Trento e anticipa la chiusa della Val d’Adige verso l’Alto Adige. I comuni compresi nella zona sono Mezzolombardo e Mezzocorona. Qui si trovano anche i vigneti aziendali oltre al mitico vigneto Masetto coltivato a spalliera.
Nella sua presentazione Paolo Endrici afferma “la sfida era quella di produrre un vino che fosse la massima espressione del Teroldego, senza per questo perdere le qualità peculiari che rendono unica questa varietà”. Un importante lavoro agronomico e successivamente una sapiente azione di appassimento controllato hanno dato vita a questo vino di forte impatto organolettico. Si sono messe insieme la tradizione dell Masetto Nero con le sue uve fresche e una porzione di vino ottenuto appunto da appassimento. L’innovazione appunto!
L’appassimento dura circa tre mesi per una perdita del volume di circa il 30 – 35% dopodiché le uve raggiungono un loro equilibrio con un’ottimale concentrazione degli zuccheri. Un appassimento lento e a bassa temperatura che permette una disidratazione lenta e una continua maturazione fenolica. Questo processo mantiene inalterate il più possibile le caratteristiche di franchezza del vitigno.
Il mosto proveniente dalle uve in appassimento subisce una fermentazione di 10 giorni e poi il prodotto prosegue l’affinamento in barriques di rovere francese per 20 mesi. Ulteriori sei mesi di bottiglia migliorano l’affinamento complessivo delle componenti strutturali.
Per le varie annate 2004 – 2005 - 2006 si ottengono i seguenti dati analitici medi:
Alcool 15,5%
Residuo zuccherino: 9,50 g/l
Acidità 5,10 g/l
pH 3,90
La verticale ha messo in evidenza alcuni valori interessanti:
Il Gran Masetto mette in evidenza una importante franchezza di vitigno. Ciò sta a significare che la tecnica di appassimento e di vinificazione non ha stravolto quelli che sono i descrittori primari del Teroldego.
Il millesimo più interessante è stato il 2004, ovverossia il più vecchio. In effetti questo è un vino che dovrebbe essere posto in commercio dal produttore con almeno 5 – 6 anni di vita. La precocità lo limita molto soprattutto dal punto di vista della finezza dei profumi e l’eleganza strutturale al palato.
Pur nella sua imponenza riesce a mantenere una certa eleganza del frutto molto complesso e tipico. Inoltre i tannini sanno essere particolarmente rotondi e quindi meno astringenti di quanto ci si potrebbe aspettare.
Il Gran Masetto è un virtuosismo enologico sulla base di un’uva di grandissimo pregio. Propone un modello di vino per palati preparati ed esperti, oltretutto esigenti. Un’esaltazione del Teroldego per chi vuole sperimentare l’essenza del vitigno.
Vito Piffer e Hartmann Donà sono una garanzia di altissimo livello. Due tecnici ed enologi preparatissimi che sono riusciti a produrre un gioiellino di famiglia per gli Endrici.
Infine un elogio al coraggio e alla determinazione dei titolari dell’azienda. Gran Masetto è un progetto fortemente innovativo sul territorio e praticamente unico. Inoltre stravolge un po’ l’idea di vino trentino dove non è certamente la concentrazione e l’imponenza aromatica a farla da padrone. La loro è una ricerca, una sperimentazione riuscita che vuole comunicare il grande valore e la versatilità di un vitigno e del suo territorio.
Gran Masetto oggi sta risultando particolarmente gradito dalle guide e i risultati si vedono eccome. Probabilmente vi si riconosce un progetto oltre che una sostanziale qualità. Non ho cambiato opinione del tutto sulla necessità di un Teroldego di questa categoria…certamente sono rimasto entusiasto dei risultati ottenuti dall’equipe della famiglia Endrici. Credo che rappresenti un valore di positività e fiducia in un mondo del vino che sembra chiudersi sempre di più in se stesso.